“Una tradizione vera non è residuo di un passato ritrovato, è una forza vivente che anima e informa l’attuale.” Igor Stravinskij
Dettagli limati come in una poesia ermetica, scelti e posizionati con rigore compositivo e lirico sentire. La pittura di Ezio Tambini riesce a sorprendere con quella che, in un mondo dove la prevalenza delle immagini sembra non lasciare spazio alla muta contemplazione, appare come inaspettata intensità, capace di toccare le più intime corde dell’essere umano e ricondurlo alla profondità di se stesso. Immobili, perpetuamente vivi in un tempo mutevole, i soggetti delle opere di Tambini regalano ciò cui l’uomo da sempre anela: l’eternità. Non una vuota mimesi del quotidiano, ma il tentativo riuscito del superamento della realtà sensibile tramite un’azione che tutto consegna alla memoria, nell’espletamento di una delle funzioni primarie dell’arte. Tagli formali non convenzionali uniti a un consapevole utilizzo delle caratteristiche tonali rivelano una volontà di intenti metafisici capace di indurre verso l’oltre, ché fermarsi alla quotidianità sensibile non risulta sufficiente. Lo stupore accompagna l’incontro con una pittura iperrealista che costringe a interrogarsi sui limiti della realtà oggettiva. Un’acuta capacità ritrattistica rivela attraverso le presenze effigiate il desiderio di raggiungere l’animo dell’uomo, i cui occhi, specchio dell’anima, invitano ad attraversare la metaforica soglia del reale. Tambini si situa sul confine tra il significante e il significato, rivelandosi abilissimo nell’attualizzare e reinterpretare una tradizione capace di narrare storie e infondere speranza. Una pittura di sentimento, che invita verso lo spirito nascosto delle cose, da indagare con un pennello capace di portare in superficie l’essenza per giungere all’Autentico.